Domani è troppo lontano, di Chimamanda Ngozi Adichie – Dentro il racconto
Domani è troppo lontano è un racconto di Chimamanda Ngozi Adichie, contenuto nella raccolta Quella cosa intorno al collo di cui ho parlato un pochino in questo post.
Appena letto il volume, sapevo che avrei voluto dedicare un post a uno di quei racconti, ma ho faticato a scegliere quale. Alla fine ho optato per Domani è troppo lontano perché è quello che, durante la lettura, ha maggiormente catalizzato la mia attenzione. A differenza di altri, invece di descrivere una vicenda man mano che si svolge, questo alterna il presente e il passato della narrazione, permettendo così al lettore di avere prima il sospetto, poi la certezza, che in quel passato si nasconda un episodio drammatico.
Forse proprio il fatto che la storia implichi un evento “da scoprire” rende Domani è troppo lontano un racconto dalla struttura più tradizionale rispetto ad altri, quasi un microscopico giallo in cui il frustrato detective della situazione è il lettore, costretto a pazientare, riga dopo riga, per avere risposta alla domanda: “che cosa è successo, tanti anni fa?”. È giusto anche notare che la voce narrante parla in seconda persona, una scelta insolita ma talmente ben gestita da non farsi quasi notare (succede anche nel racconto Quella cosa intorno al collo, che dà il titolo ala raccolta: è in seconda persona e quasi non te ne accorgi).
Come parlare di Domani è troppo lontano senza dire troppo? Basterà dire che il nocciolo della storia sono i legami familiari e l’ammissione che non basta un legame di sangue a formare un affetto (ammissione in sé banale, ma nel racconto costruita meticolosamente). Che rancori e gelosie a volte si mescolano ad amore e rispetto, che affrontare i sentimenti a volte è così difficile da condurre a scelte dalle conseguenze irreparabili, specie quando si è troppo piccoli per stemperare il cattivo con il buono. Bastano poche parole, in apparenza semplici, per sondare le ruggini, per entrare nel “regno amorale dell’infanzia”. E quando la protagonista deve rientrare in quel regno e poi uscirne, l’autrice ti proietta dentro di lei, e insieme a lei ti fa sentire oppressa dalla solitudine dei segreti.