Di ritorno da Matera
Ho trascorso quattro giorni a Matera per il Women’s Fiction Festival e sono tornata ieri sera con un’abbondante scorta di entusiasmo, aspettative e nuovi strumenti.
Come mai? Vediamo.
Ho partecipato a quattro speed-date (o pitch che dir si voglia), selezionati fra i vari disponibili e andati grosso modo come immaginavo: delle quattro persone che ho incontrato, due hanno voluto tenere il materiale che avevo portato con me, e due no. Il solito misto di come ti presenti, che impressione fai, cosa stanno cercando loro. Ma c’è stato anche qualcosa che non mi aspettavo.
Per esempio l’editor che mi riempie di complimenti per la storia (pur specificando che non era adatta alla sua casa editrice), dicendomi che la vedeva benissimo per un film e che devo continuare a proporla in giro: “Non demorda, mi raccomando non demorda!”.
Oppure l’agente che sottolinea senza pietà alcuni difetti, in quella stessa storia, però mi fornisce anche una serie di consigli significativi e mi dice che, quando ci avrò pensato su e deciso il da farsi, potrò farmi risentire da lei.
Ancor meno mi aspettavo che una serie di persone, incontrate per workshop o consulenze mirate, si dicessero entusiaste delle storie che ho raccontato per sommi capi (quelle, cioè, che mi frullano in testa adesso e su cui intendo lavorare l’anno prossimo) e mi dessero suggerimenti su come potenziarle, proporle in giro, promuoverle.
Quindi sono tornata a casa con la testa piena di input e di riflessioni a ruota libera. So di non poter contare su un autunno particolarmente produttivo perché ho un miliardo di questioni familiari di cui occuparmi, ma ho anche la certezza che le rotelle del cervello non smetteranno di girare. Grazie, Matera.