Come faccio le interviste
La rubrica Dentro il racconto (quella con le interviste ad autori emergenti e non) è arrivata alla sua quarta puntata. Non si tratta di un traguardo spettacolare, lo capisci da te, ma di recente un paio di amici mi hanno chiesto in base a cosa preparo le domande e, più in generale, con quali criteri ci lavoro. Magari interessa anche a te.
Il presupposto da cui sono partita, perché sono una sociopatica bastarda e pignola, è che io non faccio interviste se non so di cosa sto parlando. Ti intervisto su un tuo libro se ho letto quel libro. Ti intervisto in quanto autrice/autore a tutto tondo se ho letto non dico tutta la tua bibliografia, ma almeno una sua bella parte. Ti intervisto sulla tua partecipazione a un convegno solo se prima mi sono informata un minimo anche sul convegno, e non solo sul tuo intervento. Magari studiando la tua biografia e le tue opere scopro che c’è un tema ricorrente del quale ami parlare, o che significa molto per te, oppure noto delle somiglianze con lo stile di altri autori. Queste saranno le cose su cui dovrò intervistarti e di cui andare al nocciolo, mica potrò chiederti come sei vestita quando scrivi, o se usi Mac o PC.
Per esempio, quando ho intervistato Lorenza Ghinelli (sia per questo stesso blog, sia per il sito di EWWA), prima di incontrarla avevo letto la sua biografia, più quasi tutti i suoi testi, più sei o sette interviste che altre persone le avevano fatto. Ero andata alla presentazione di un suo libro e avevo visionato le registrazioni (disponibili online) di alcune sue presentazioni. Solo a quel punto, sono passata all’azione.
Problema: per fare quell’intervista ho impiegato un mucchio di tempo, fra studio, stesura delle domande, rielaborazione delle risposte, reperimento del corredo iconografico. Tempo che non ho materialmente a disposizione ogni santa volta. D’altra parte, siccome mi piace moltissimo interrogare altre persone sulla scrittura in modo approfondito, non volevo che passasse un anno fra un’intervista e l’altra.
Soluzione: concentrarmi sulla narrativa breve. Individuo un autore o un’autrice che mi piacerebbe intervistare e ne leggo le opere brevi: i racconti. Se non sono centinaia, posso farlo in tempi umani. Cerco di individuare i temi ricorrenti, le scelte stilistiche e le peculiarità che rendono questa persona, professionalmente parlando, diversa tutte le altre. Non amo le interviste fotocopia, mi piace andare alla ricerca di quel quid visibile solo al microscopio (poi che ci riesca è un altro paio di maniche, ma ci provo).
In più, sempre per lavorare di sintesi e non perdermi, limito quasi sempre le domande a cinque. Solo una di quelle domande è uguale per tutti, perché è vero che non amo le interviste fotocopia ma riconosco che hanno il merito di mettere a confronto gli intervistati. Quindi, c’è una domanda che non cambia quasi mai – a meno che la persona in questione sia talmente distante da quel tipo di domanda che non ha senso insistere.
Insomma, su questo sito funziona così. Come ti sembra?
Mi sembra molto professionale. Complimenti!