Carol – CrossMedia
Qualche tempo fa ho letto Carol, il romanzo di Patricia Highsmith (la stessa de Il talento di Mister Ripley) che ha ispirato l’omonimo film, uscito nel 2015, diretto da Todd Haynes e interpretato da Cate Blanchett e Rooney Mara. In origine (1952), il romanzo era intitolato The price of Salt, ma in un secondo momento editore e autrice decisero che chiamarlo semplicemente Carol sarebbe stato più incisivo.
La storia racconta l’amore fra due donne nell’America degli anni Cinquanta ma, soprattutto, le scelte inevitabili a cui le protagoniste si trovano di fronte nel tentativo di vivere la loro storia, in un periodo storico che non brillava per tolleranza quando si parlava di amori fra persone dello stesso sesso. La stessa Highsmith aveva pubblicato quel romanzo con lo pseudonimo di Claire Morgan e durante la sua vita ebbe relazioni sentimentali con altre donne, quindi conosceva il contesto in cui le sue protagoniste si muovevano.
La descrizione oggettiva degli eventi è l’aspetto del libro che più mi ha colpito e che sono contenta di aver ritrovato nel film, con un rispetto stupefacente non solo della storia originale, ma anche del modo in cui essa viene raccontata. Patricia Highsmith ha uno stile asciutto, va dritta al punto con la precisione di un chirurgo, si astiene da qualsiasi considerazione. Questo modo obiettivo di raccontare il mondo, a volte più simile a un reportage giornalistico che a un romanzo, sembra pervadere anche la telecamera diretta da Todd Hayes. Siamo portati, questo è vero, a empatizzare con Carol e Therese, ma comprendiamo anche le ragioni dei loro precedenti compagni, Harge e Richard, che forse nemmeno vorrebbero condannare il rapporto fra le due donne, eppure non riescono a concepirlo; o a concepire che una relazione saffica abbia finito per incrinare proprio le loro vite, destinate in teoria a scorrere tranquille. E poi, direbbe la vox populi, tutto si complica quando ci sono di mezzo dei figli.
Quanto è disposta a sacrificare Carol, per non perdere la sua bambina? La scelta riguarda solo la relazione con Therese, o più in generale la possibilità di essere se stessa? Dove sta il confine tra l’egoismo e il diritto alla propria identità?
Il film segue fedelmente il romanzo, eccezion fatta per alcuni dettagli che, suppongo, mal si adatterebbero ai ritmi veloci del cinema e risulterebbero slegati dal resto. Anche l’intervento dell’investigatore che contribuisce a far precipitare la situazione è descritto nel film in modo più deciso che nel libro, ma questo non pregiudica la sostanza della storia. Il finale, poi, è quanto di più aderente ci possa essere nella trasposizione dalla pagina scritta alla pellicola. Nel gesto finale di Carol, privo di qualsiasi valenza morale, e talmente fedele al testo originale che quasi sembra sia stato sceneggiato da Patricia Highsmith in persona, sta la risposta a tutte le domande.
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CrossMedia è una rubrica che prende in esame le trasposizioni cross-mediali di opere narrative: da libro a film, da fumetto a libro, da film a musical, da fiaba a balletto classico…