Arcane, una serie animata epica – Steampunk
Arcane è la serie animata in 9 episodi (ma ci sarà una seconda stagione), ispirata al videogame League of Legends e prodotta da Netflix, e fin qui niente di nuovo.
Ma soprattutto, Arcane è un capolavoro (e mi sa che anche questa, ormai, non è una novità).
Intanto perché ottiene davvero il risultato, per nulla ovvio, di essere fruibile sia da chi conosce il gioco, sia da chi non ne ha mai sentito parlare. Ci sono una storia ben raccontata, un’ambientazione certosina e personaggi passionali, credibili, coinvolgenti. Le storyline di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri, non importa se da lontano o da vicino, ma sempre in modo sensato e mai gratuito, dando vita a una trama corale ed equilibrata. In pochissimi casi ci sono dei “buoni completamente buoni” e dei “cattivi completamente cattivi”, ciascuno di loro ha zone di luce e zone di ombra, magari miscelate in modo diverso (come qualità e quantità) ma sempre presenti, nello stesso personaggio si possono trovare ad esempio un’irrefrenabile crudeltà sanguinaria e un infinito amore paterno. Forse gli unici due personaggi di Arcane ad avere una caratterizzazione morale monolitica sono Caitlyn (nel bene) e Finn (nel male), e dico forse.
Quanto a Vi e Jinx, le protagoniste, se la prima è un buon esempio di personaggio positivo dotato della giusta dose di ombre, la seconda è come un poliedro con mille sfaccettature. A volte è respingente per la sua eccessiva imprevedibilità, in compenso ha l’attrattiva della follia ed è un motore narrativo straordinario. Sarà per il mio background “fumettoso”, ma se dovessi trovare delle analogie con altri personaggi del mondo nerd, penserei a nemici di Batman come il Joker o Due Facce. E negli “scarabocchi animati” che emergono dalla mente malata di Jinx, rappresentazioni infantili e inquietanti della schizofrenia e dei traumi che l’hanno segnata, mi pare quasi di riconoscere la mano di artisti come Bill Sienkiewicz o Dave McKean, che non mi stupirei facessero parte (direttamente o meno) del bagaglio di riferimento dei concept artist della serie.
Infatti, anche la grafica e l’ambientazione di Arcane sono uno spettacolo. D’accordo, League of Legends esiste da una decina d’anni, sicché di tempo di lavorare sull’ambientazione ce n’è stato un bel po’, e lo stesso vale per l’aspetto dei personaggi, che il videogame presenta con dovizia di particolari nei suoi cinematic (gli intermezzi in animazione, non interattivi, fra un livello e l’altro del gioco).
Per Arcane è stato scelto un misto di CGI e di animazione tradizionale che spazia veramente dall’effetto stroboscopico alle ombre quasi in stile pittorico, con una cura del dettaglio che Disney scansati proprio. Le guglie e i panorami di Piltover ricordano l’aspetto di mille città utopiche del cinema fantasy e fantascientifico, con taaanto Jules Verne e H.G. Wells fra un’aeronave e l’altra (e ci aggiungerei un po’ di tradizione della BD francese più visionaria, per esempio Moebius o Philippe Druillet); ma i vicoli di Zaun, i locali di malaffare, le baraccopoli e la tecnologia oscura ci riportano alla mente Blade Runner, Matrix, Alita, Ghost in the Shell, Il quinto elemento, Akira e mille altri titoli, tutti fusi in un caleidoscopio magico.
Dal mio punto di vista, soprattutto per la maturità dei personaggi e la spettacolarità delle scene, Arcane spazza via come niente fosse tante blasonate serie (live o animate) che non hanno la metà di quella forza, di quella energia narrativa. Qui siamo ai livelli di Game of Thrones, okay?
Anzi, forse meglio.