Appunti dal coprifuoco
Coronavirus: #iorestoacasa (tranne che per necessità importanti, ecc).
Nel piccolo parco giochi in fondo alla strada di casa mia, non c’è nessuno. Le altalene dondolano piano piano, come nella scena scontata di un film banale. Nel campo da basket laggiù in fondo, un ragazzo si allena da solo. Nella via parallela, è fiorito un bellissimo albero di mimose.
Anche la magnolia davanti al parcheggio è tutta in fiore. Idem i ciliegi e i peschi del comprensorio di fronte. Tutto molto bello ma c’è quel pensiero strisciante del cambiamento climatico che non se ne vuole andare.
La mia amica Agnese adesso lavora sempre tramite videoconferenza. Mi scrive “non vedo l’ora di rivederti”. Io le rispondo a cuoricini.
La mia amica Simona ci manda una foto di suo figlio Tommaso, addormentato sul divano insieme al gatto, accompagnata da “un abbraccio”. Io ricambio con l’ennesima foto di Tricky e Bigio accoccolati insieme.
La mia amica Anna Maria, che se s’azzarda a mettere il naso fuori la corco de legnate (già una volta mi ha fatto prendere un accidente beccandosi una specie di contagio esotico), anche lei lavora in remoto e se ne sta buonina buonina nella sua casina.
La mia amica Lisa legge brani di libri in diretta Facebook (Alessandro Baricco, Muriel Barbery…), gatti permettendo.
I miei amici Franco ed Egisto attendono i file che ho promesso. Arrivo, ragà, arrivo.
Le interviste che facevo per Impresa di Valore non possono essere continuate di persona, oggi ne ho fatta una al telefono e così ho anche avuto modo di risentire un caro amico.
Da una palazzina di fronte a casa di mia madre, arriva della musica. Mai successo prima, immagino ci sia qualcuno che solitamente, negli orari in cui io vado a dare un po’ di respiro alla badante, è fuori casa. Non ho idea di che brano fosse, ma era bello.
La strada a grande percorrenza che intravedo da casa mia è vuota. Il cane del vicino abbaia. Passa un’ambulanza con la sirena, Harry ulula in risposta.
Nella newsletter di un sedicente coach di marketing, si suggerisce di usare questo tempo di crisi per pianificare la ripresa, quando tutto sarà finito. Lo sto facendo (con l’attività più ripetitiva del mondo, ma intanto è tempo ben utilizzato).
Su un gruppo Facebook di lettori un’utente scrive che, nei periodi di tensione, Isabel Allende è il suo porto sicuro. Anche io ho attraccato nel mio porto sicuro, i fumetti. Sto rileggendo saghe vecchiotte però magistralmente orchestrate e ho migliaia di pagine che aspettavano da anni di essere lette, tra l’altro scritte da autori fantastici.
Su Twitter e non solo, la responsabile di una casa editrice che mi piace ha avviato alcune iniziative interessanti: niente chiacchiere sul virus (non sarebbe il suo mestiere) e giù a testa bassa sul proprio lavoro.
Sul telefono fisso di casa, ha chiamato la Protezione Civile (un messaggio registrato). Stasera, in alcune frazioni poco fuori città, girano col megafono.
Gli allenamenti di ping-pong di Tecno-Velmo e gli allenamenti di tennis di Mini-Velma sono sospesi: in questo momento sono tutti e due in garage che giocano a ping-pong sul nostro tavolo. Sento le risate di Mini-Velma da qui.
A Tecno-Velmo hanno cambiato gli orari di lavoro per scaglionare il personale in azienda, adesso a pranzo viene a casa: dramma. Non sono capace di inventarmi del cibo DUE volte al giorno, li mortà.
Sulla chat di classe e sul sito della scuola piovono file e materiali di lavoro per i bambini; non sempre si scaricano agevolmente, non sempre è tutto chiaro, la rappresentante di classe sta ammattendo, c’è chi si prodiga e chi “ah perché, danno i compiti?”, ma alla fine tutto si rimedia.
I patati non notano differenze: mangiano, dormono, giocano. Visto che, almeno loro, possiamo toccarli quanto ci pare, siamo sempre a riempirli di abbracci e di coccole, e a ringraziarli di esistere.