Annientamento – CrossMedia
Annientamento (in originale Annihilation, 2018, regia di Alex Garland) è il film tratto dall’omonimo romanzo di Jeff VanderMeer del quale ti ho già detto qualcosa in questo post e poi in quest’altro. Il film è disponibile solo su Netflix: a suo tempo, era stato considerato troppo cerebrale per una normale distribuzione cinematografica.
La trama, in sintesi: cinque donne, dotate di varie competenze scientifiche, si recano ad esplorare la cosiddetta Area X, una zona chiusa in una sorta di bolla luminosa oltre la quale si perdono i contatti con chiunque vi entri. Nessun membro delle spedizioni precedenti ha mai fatto ritorno, eccezion fatta per il marito della protagonista, una biologa ed ex-militare di nome Lena, che sarà poi l’unica a raggiungere l’obiettivo finale e ad entrare in contatto con il mistero che ha generato la bolla nonché la bizzarra evoluzione degli organismi viventi al suo interno.
A dirla tutta, il mio desiderio di leggere il romanzo era nato, prima ancora di sapere che era stato il vincitore di un premio letterario importante oltreoceano, proprio dal trailer del film in cui avevo visto una Natalie Portman particolarmente emaciata e sofferente, oltre che vestita da militare… insomma quel trailer mi aveva ispirato una grande curiosità ma avevo pensato che, prima di vedere il film, avrei potuto leggere il libro e poi fare un confronto fra i due. Ma è un confronto quasi impossibile, perché non solo il film mutua dal libro solo una piccola parte della trama originale, e questo me lo aspettavo dal momento che si tratta di una storia impalpabile, poco adatta a una trasposizione classica; ma di tutto ciò che, del romanzo, lo sceneggiatore e regista Garland avrebbe potuto usare, ha voluto tralasciare l’unico spunto dichiaratamente votato a mettere in moto l’intreccio (quando cioè Lena entra in contatto con le spore, il che le fornisce una particolarità in più rispetto alle sue compagne di esplorazione).
Al contrario, lui sceglie di lavorare soprattutto sul background della protagonista e sulle motivazioni che la conducono ad aggregarsi alla spedizione, dando quindi la sensazione che il film sia basato su una struttura tradizionale; impressione confermata, poi, dai diversi destini che attendono gli altri personaggi.
Da un certo momento in avanti, però, la presunta struttura portante si disperde e il ritmo rallenta, somigliando più a quello di certa fantascienza riflessiva oltre che avventurosa (ad esempio Interstellar oppure Arrival, solo per fare due esempi recenti) e conducendo a un epilogo inquietante, che non fornisce risposte certe ma, semmai, intensifica le domande; al punto che, secondo diversi critici, il film sarebbe in realtà una metafora narrativa sulla Malattia per eccellenza, il cancro, e sui diversi modi in cui le persone reagiscono quando ne sono colpite – interpretazione che trovo plausibile, pensando a una delle scene iniziali in cui Lena parla ai suoi studenti proprio di cellule tumorali e del modo in cui si riproducono e invadono l’organismo ospite.
Lo consiglio? No, se ti piacciono i film con una struttura narrativa tradizionale. Sì, se ti interessano anche le deviazioni dall’ordinario e le sequenze enigmatiche.