Ancillary Justice, di Ann Leckie – Fantascienza
Ancillary Justice è un romanzo di fantascienza scritto da Ann Leckie, pubblicato nel 2013 e vincitore, l’anno dopo, di una valanga di riconoscimenti importanti tra cui il Premio Hugo. In Italia è arrivato grazie a Fanucci (che aveva aggiunto il sottotitolo “La vendetta di Breq”), per poi passare a Mondadori nella collana Urania e in seguito a una Titan Edition insieme ai due romanzi successivi.
Ancillary Justice è infatti il primo romanzo di un trittico (gli altri due sono Ancillary Sword e Ancillary Mercy), conosciuto semplicemente come Ancillary oppure come Trilogia del Radch, che mette in scena il classicissimo mega impero galattico (il Radch, appunto) nel quale è in corso una lotta senza quartiere fra due fazioni. La singolarità sta nel fatto che i guai dell’impero nascono non da una minaccia esterna, ma da un problema interno che più interno non si può, un problema di coscienza e identità al più alto livello della gerarchia di potere imperiale (non spiego altro per evitare spoiler).
Proprio il tema dell’identità fa da filo conduttore alla vicenda, nella quale l’intelligenza artificiale che un tempo governava una nave da trasporto truppe, la Justice of Toren, servendosi di una miriade di corpi accessori – le ancelle – che condividevano una sola mente collettiva, è ora ridotta ad un unico corpo umano, che si chiama Breq e che è in cerca di vendetta. Per cosa? Per ciò che il conflitto interno al Radch ha causato alla sua integrità morale, alla sua esistenza e alle azioni che è stata forzata a compiere.
Breq è quindi una AI che sta scoprendo i limiti dell’umanità? È una AI che sta cambiando, crescendo, maturando? Sì e no. I continui flashback e flashforward ci mostrano l’evoluzione della sua coscienza e dei suoi pensieri, ma le rigidissime regole di comportamento e di interazione all’interno del Radch la costringono comunque a muoversi secondo canoni su cui sono davvero minime le variazioni concesse – e uso un parallelo musicale, quello del canone e delle variazioni, perché una delle particolarità di Breq, che la rendono via via sempre più diversa dalle altre ancelle, è l’interesse per il canto e per la musica.
Breq e gli altri personaggi si muovono dunque all’interno di un worldbuilding complicatissimo, anche per via del fatto che nel Radch non ci sono praticamente differenze di genere fra le varie persone (dettaglio che ha comportato non poche gatte da pelare per la traduttrice italiana Francesca Mastruzzo). Proprio questo worldbuilding così ricco di dettagli e di riferimenti storici costituisce a parer mio la ricchezza e il limite di Ancillary Justice: è davvero impegnativo seguire la storia dovendo a ogni riga fare mente locale e apprendere nuove informazioni, per quanto affascinanti, sulle tante convenzioni linguistiche, sociali, militari eccetera. Insomma un romanzo consigliato agli amanti della fantascienza dura e pura, spesso già abituati alla fatica e alle soddisfazioni che derivano da uno sforzo in più; meno consigliato a chi preferisce storie semplici che vanno avanti da sé.