Aida: Dance of the Robe – Soundtrack 3
Come ho già avuto modo di dirti, mi piacciono molto i libri di saggistica e didattica, un po’ su qualsiasi tema (a parte la moda, ma se ci siamo mai visti di persona l’hai capito da te). Se poi l’argomento è di mio interesse, a maggior ragione – e fin qui abbiamo scoperto l’acqua calda.
Per questo motivo, quando ho deciso di dedicarmi con un minimo di cocciutaggine alla scrittura creativa, in particolare per scrivere quella certa storia che da diciotto anni mi macera le budella, mi sono rivolta a saggisti e scrittori da cui apprendere qualche base utile (a proposito, lo sai che è in uscita una nuova edizione di On Writing – Autobiografia di un mestiere, by sua maestà Stephen King?).
Uno dei testi più ovvi, che credo il 90% degli aspiranti autori abbia letto almeno una volta in vita sua, è Il viaggio dell’eroe di Christopher Vogler (in originale The Writer’s Journey: Mythic Structure For Writers, 1992) pubblicato da Dino Audino Editore – l’edizione disponibile al momento è quella del 2010, con una traduzione aggiornata rispetto alla precedente. I principali nuclei tematici del libro sono due: gli 8 archetipi a cui si può ricondurre la quasi totalità dei personaggi di una storia e le 12 fasi che il protagonista attraversa nel suo viaggio, reale o metaforico che esso sia.
Fra i concetti fondamentali vi è quello dell’eroe riluttante: quel genere di protagonista che, invece di correre incontro all’avventura o comunque a una situazione non familiare che gli richiederà sacrifici e cambiamenti, manca di convinzione e inizialmente cerca di sottrarsi al compito che lo attende. Poi, a un certo punto, la situazione diventerà tale per cui il personaggio si sentirà motivato e cambierà la sua posizione, accettando di prendere l’iniziativa, ma all’inizio non ne vorrebbe sapere.
I primi due esempi che mi vengono in mente sono Sarah Connor, protagonista dei primi Terminator (saga iniziata nel 1984), che ovviamente non vorrebbe essere coinvolta nella guerra del futuro da cui arriva il cyborg omicida deciso a ucciderla, e Luke Skywalker, che nel primo capitolo di Star Wars (1977) non avrebbe tutta ‘sta voglia di ascoltare Obi Wan e di mettersi contro l’Impero.
Anche in contesti meno recenti e meno drammatici, quella dell’eroe riluttante è una figura abbastanza facile da identificare. Per esempio, in una commedia recente come Lo stagista inaspettato (in originale The Intern, 2015), il personaggio della giovane donna in carriera interpretato da Anne Hathaway non è convinta che sia il caso di prendere in azienda uno stagista anziano (alias Robert De Niro), mentre poi troverà mille motivi per volerlo accanto a sé.
Se però cerco una rappresentazione particolarmente efficace del momento esatto in cui l’eroe riluttante trova la sua motivazione interiore e abbandona la riluttanza, mi viene in mente un brano musicale: “Dance Of the Robe”, dal musical Aida (musiche di Elton John, testi di Tim Rice, sceneggiatura di Linda Woolverton, Robert Falls e David Henry Hwang, 2000). C’è questa scena straziante in cui i prigionieri Nubiani, tenuti schiavi dagli Egiziani, implorano Aida (in quanto loro principessa) di accettare il suo ruolo e prendere in mano il loro destino. Lei inizialmente si schermisce e non si sente all’altezza. Poi le loro parole, insieme a un mantello che hanno ricamato per lei, simbolo di potere e di autorità, la convincono ad accettare la sua missione e ad unirsi al loro canto, nel crescendo finale che li coinvolge tutti. E io tutte le volte mi sciolgo.
Nel mappazzone che sto scrivendo, ho diversi personaggi riluttanti, fra i protagonisti come fra i comprimari. L’obiettivo è rendere il loro percorso interiore sofferto ed eroico come quello di Aida – cosa difficile per una persona, come me, dotata di orecchio musicale prima che di immaginazione letteraria e visiva. Sono io, a questo punto, quella che deve smettere di essere riluttante e accettare una missione?
Cristopher Vogler, accidenti a te.
P.S. Ti ricordo che la settimana scorsa è uscito A Cold Death in Amsterdam, il libro di Anja De Jager, la scrittrice che ci ha fornito qualche spunto di riflessione in questo post. Io l’ho acquistato, anche per fare la prova del nove e vedere con i miei occhi il risultato finale del processo che Anja ci ha descritto. Per cominciare, posso dire che la cover mi piace moltissimo. Inciso: per quel che posso capire dalla trama del romanzo, anche qui abbiamo una protagonista molto, ma mooolto riluttante.