2017: propositi, idee, racconti, appuntamenti
I propositi? Di nuovo?
Considerato che di anno in anno tanti propositi vengono abbandonati e disattesi, scrivere questo genere di post suona come minimo imbarazzante. Tanto vale, quindi, partire dalle performance negative. Se vuoi lanciarti in un atto di sadismo, puoi confrontare quanto segue con l’analogo post di inizio 2016.
Non ho letto più di quanto avessi fatto nel 2015, anzi forse ho letto anche meno. Per di più, molti libri e racconti li ho letti non per semplice piacere, ma perché finalizzati alla stesura delle interviste della serie “Dentro il racconto”. Li ho comunque apprezzati, però mi chiedo se il totale di fine anno (un modesto 23) sarebbe stato lo stesso, in mancanza di questo sprone.
Non ho nemmeno scritto più di quanto avessi fatto nel 2015: sia per quanto riguarda il blog, sia per quanto riguarda romanzi e racconti. Temo di essere stata vittima della Sindrome del Bassotto. Si tratta di un curioso malanno che colpisce soprattutto gli scrittori self e ibridi, del quale ho sentito parlare per la prima volta in questo articolo (che affrontava il caso specifico delle traduzioni, ma si può sempre allargare il tiro ad altri ambiti più generali). Il sintomo principale è un calo di autostima, che si traduce in una vocina dall’insistente cantilena: “non sono all’altezza, non sono all’altezza, non sono all’altezza…”. Insomma quando ti piglia lo sconforto a ogni parola che metti su carta o su schermo.
Per sconfiggere la Sindrome del Bassotto, servono anticorpi. Io ne ho sperimentati di due tipi: studiare (mediante libri e corsi) e partecipare a poche iniziative mirate.
Sul fronte libri, più che studiarne di nuovi ne ho scrupolosamente ripassati quattro, già letti in passato ma sui quali sentivo forte la necessità di tornare: Il viaggio dell’eroe di Christopher Vogler, del quale almeno una rilettura all’anno è opportuna; Scrivere un romanzo di Donna Levin, un compendio ricco di esempi (soprattutto cinematografici) su vari aspetti dello scrivere e del pubblicare tradizionale; Create Your Writer Platform di Chuck Sambuchino, ricco di indicazioni sul pubblicare in self e di quel sano ottimismo all’americana che sul mio umore fa miracoli; e infine le Sei Passeggiate nei Boschi Narrativi di Umberto Eco, che ormai avrò letto una quindicina di volte, ma ad ogni passaggio mi lasciano un dettaglio in più.
[Inciso: Umberto Eco è morto il 19 febbraio 2016. Ancora faccio fatica a credere che sia vero e continuo a pensare a tutto ciò che questo professore mi ha insegnato. Eco univa una mente geniale alla ferma intenzione di scrivere per farsi capire e a un atteggiamento per nulla snob o spocchioso. Per come l’ho conosciuto io, era una persona di compagnia e un insegnante in grado di trarre grande soddisfazione dal rapporto con gli studenti. Per citare le pagine dei quotidiani acquistate dal suo storico editore Bompiani: “Grazie, Professore”.]
Alla lettura di libri e saggi ho affiancato la partecipazione a due corsi: “Tecniche della Narrazione”, tenuto da Lorenza Ghinelli, e “FantastiFare”, tenuto da Eugenio Saguatti, entrambi presso l’Università Aperta di Rimini. Ambedue i corsi mi sono stati utilissimi (se abiti da queste parti ti consiglio di seguire il sito di Università Aperta per controllare se e quando vengono ripetuti lungo gli anni): mi hanno dato modo di apprendere nozioni interessanti e di conoscere due persone in gamba. Con ciascuna delle due, il rapporto personale e professionale è continuato in modo spontaneo e divertente – spero anche per loro – e mi dà la speranza di poter chiedere loro una mano, in futuro, per alcuni ostacoli narrativi in cui spesso mi incapoccio.
“FantastiFare” ha poi dato vita, con una manciata di studentesse ostinate, a una versione 2.0 dal titolo “Fuori di Testo”, che si tiene – di solito – a casa mia ogni due settimane. Le studentesse in questione, oltre ad aver costretto il povero docente a montagne di lezioni supplementari e a un continuo editing su ogni testo presentato, si sono poi dedicate al beta-reading sui testi l’una dell’altra, con tale ferocia e puntiglio da meritare il nome di Gruppo Jene. E siccome sei teste pensano meglio di una, ormai quasi nulla esce dal mio computer (con destinazione editori, corsi, amici & parenti) se prima non è passato dalle loro forche caudine – oltre che dalle mie beta-reader storiche, Roberta Poggio e Hilda Midwinter.
La ricerca degli anticorpi alla Sindrome del Bassotto si è svolta, come ti dicevo, anche mediante la partecipazione a poche iniziative, senza sprecare energie (e a volte soldi) in troppi tentativi – e qui entriamo nel regno delle performance positive. Ovvero: di tre selezioni a cui ho partecipato, in tutte e tre il mio lavoro è stato ben accolto. Un racconto è stato scelto per l’antologia Fantasie d’Inchiostro pubblicata da Astro Edizioni; un altro per l’antologia Buck e il Terremoto a cura di Serena Bianca De Matteis, progetto di beneficenza i cui proventi sono destinati ai paesi colpiti dal terremoto dell’estate 2016; un altro ha vinto il concorso “Amore a modo mio” organizzato dallo staff del blog Babette Brown Legge Per Voi ed è successivamente stato inserito in Racconti per sognare, cuori per donare, altra antologia di beneficenza per i terremotati, sempre a cura del blog di Babette.
Per inciso: due su tre di questi racconti erano stati sottoposti al beta-reading del Gruppo Jene. L’esito positivo è un’ulteriore conferma di come questo lavoro di squadra abbia dato i suoi frutti fin dai primi tentativi.
L’esperienza di Buck e il Terremoto, in particolare, è stata più interessante del previsto perché ha visto gli autori coinvolti non solo sotto il profilo della stesura ma anche delle strategie promozionali, dal sito internet alla pagina Facebook agli eventi dal vivo: un lavoro costante che mi ha insegnato moltissimo e di certo continuerà a farlo in futuro. Il team è coeso e presenta al suo interno competenze e personalità di ogni genere, rendendo il tutto molto più forte rispetto alla somma delle singole parti.
Ad ogni modo, come puoi vedere da questa pagina del sito, adesso i miei racconti in giro per il mondo sono sei, il che mi aiuta ad allontanare la Sindrome del Bassotto. C’è poi un altro anticorpo, di taglia spettacolare, in cui mi sono imbattuta quasi per caso. Dico “quasi” perché ci sono comunque arrivata mediante l’idea di partecipare a un concorso, il quarto che avevo puntato. L’idea non è poi andata in porto, perché la scadenza era troppo vicina rispetto alla mole del testo che avevo in mente. Tuttavia, proprio in quanto ci ho provato fino all’ultimo, scrivendo come una forsennata in ogni secondo libero, ho sperimentato che la mia velocità di scrittura può raggiungere livelli molto più elevati di quel che credessi, e da questo è nata la storia Miracolo, di cui ti avevo detto qualcosa in questo post.
Ecco, a proposito: che si fa, nell’anno appena iniziato?
Ti elenco senza ritegno tutti i risultati che mi piacerebbe ottenere. Sarà difficile arrivare ovunque, perché è davvero tanta roba, e in alcuni casi non ho chiare le priorità, ma sai com’è: punta alla luna e colpirai una stella.
– Rendere più salda la struttura complessiva del progetto The Silent Force
- Venire a capo degli intoppi tecnico-informatici che hanno bloccato fino ad ora la pubblicazione online di Old Friends, una fan fiction di cui ho già scritto alcuni capitoli (anche di questa ti avevo parlato qui)
– Concludere la novella Miracolo, che ha subito un ampliamento (dieci giorni di lavoro e ci siamo)
– Concludere il primo volume di The Silent Force (mancano pochi capitoli)
– Concludere il romanzo breve Fortnight (mmm, qui invece non sono nemmeno a un terzo: doveva essere un esperimento lampo, come ti avevo detto qui, invece la trama mi ha preso la mano e adesso che è diventato un romanzo vero e proprio, non posso tirarlo via)
– Aggiornare il sito con quattro racconti nuovi
– Migliorare la mia presenza sui social e sul blog
– Partecipare a tre o quattro nuovi concorsi ben mirati
- Andare a caccia di editori per Miracolo e Fortnight (una volta completati, sedimentati, riletti, editati)
– Pubblicare in self-publishing un prologo a The Silent Force (potrebbe essere una raccolta di racconti, oppure un singolo racconto più importante degli altri), anche per prendere la mano con tutti gli aspetti tecnici di questa operazione, su cui mi sono documentata più che ho potuto ma che non ho ancora mai tentato in prima persona
– Pubblicare in self-publishing il primo volume di The Silent Force (anch’esso una volta completato, sedimentato, riletto, editato). Questo è l’unico obiettivo per cui, fattori vari permettendo, c’è una data: 9 novembre 2017.
E adesso che te l’ho confessato, mi è venuta la tremarella.