Anno nuovo, bilancio nuovo. L’ho fatto all’inizio del 2016, del 2017 e del 2018, perché non insistere col giusto grado di masochismo?
Togliamoci il dente e cominciamo da cosa è andato male: la produttività. Sono stata attiva fino a giugno e ho completato un romanzo abbastanza corposo che tenevo sospeso da tempo: un’apoteosi, rispetto all’inconcludenza di altri periodi. Poi non so, l’energia se n’è andata tutta in una volta. Scritto qualcosina ogni tanto, fatto revisioni, discusso nuove trame con Hilda (la co-autrice del mio chick-lit), ma senza la giusta concentrazione. Non so spiegarne il motivo, forse a volte va così e basta.
Vittima di questa scarsa produttività è stata anche la mia tradizionale partecipazione alle attività di beneficenza degli Amici di Buck: ebbene no, non ho partecipato alla quarta antologia Quella notte, nel bosco – di cui comunque raccomando caldamente l’acquisto, perché le zone che hanno subito le conseguenze del terremoto del 2016 hanno ancora molto bisogno di fondi e di aiuto.
Ho partecipato a due manifestazioni (lo Scrivere Festival a Macerata e il Women’s Fiction Festival a Matera) durante le quali ho proposto i miei manoscritti a degli agenti e a degli editori; purtroppo, a oggi, senza riscontro. Vero è che i colloqui non erano stati numerosissimi, e alcuni di essi partivano già con degli handicap, però, mannaggia, speravo in qualcosa di più. So che c’è del buono nel materiale che proponevo e credo che la cosa giusta da fare sia farlo emergere meglio, eliminando o almeno riducendo gli aspetti meno riusciti. Le strade non mancano e intendo percorrerle tutte.
In compenso, e qui passiamo a quel che di buono il 2018 ha offerto, ho avuto qualche soddisfazione da dei concorsi a cui avevo partecipato: secondo posto al “Verbania for Women”, finalista al “Terra di Guido Cavani”, a “Oltre la soglia”, al “Racconta le parole” e al “Città di San Giuliano”, segnalazione di merito alle “Parole intorno al fuoco”, diploma d’onore con menzione d’encomio al “Michelangelo Buonarroti”. In alcuni casi, i racconti sono stati inseriti in delle antologie, il che dal punto di vista letterario vuol dire veramente poco, a volte anzi pochissimo considerata la cura redazionale scarsa e/o inesistente, ma dal punto di vista della fiducia e dell’autostima sono pur sempre un aiutino.
Insieme alla socia Sabrina Grementieri ho portato in fondo la seconda edizione della rassegna Donne di Carattere, sempre sotto l’ombrello dell’associazione Ewwa; la quale associazione, purtroppo, ha chiuso a fine anno. Da qualche tempo erano venute a mancare alcune condizioni per l’armonia e soprattutto l’efficienza di un’associazione tanto impegnativa, quindi credo che in fin dei conti sia stato meglio chiudere piuttosto che trascinarsi, e che le socie dell’associazione, me compresa, abbiano comunque tratto giovamento da Ewwa nei suoi momenti migliori.
Dall’esperienza di Donne di Carattere, inoltre, è sbucata un’altra novità: un corso di revisione di testi presso Università Aperta di Imola, tenuto dallo stesso Eugenio Saguatti che ormai da tempo mi fa da editor e coach. Infatti anche per quest’anno scolastico io e il resto del Gruppo Jene stiamo svolgendo insieme a lui un laboratorio di scrittura e ci stiamo bastonando a vicenda con la, ehm, delicatezza che ci contraddistingue.
Un’esperienza nuova, giunta sempre nel 2018, è stata quella di due lavorini di editing: assolutamente modesti e superficiali rispetto a ciò che farebbe un editor di professione, tant’è vero che li ho svolti a titolo gratuito, ma (se posso dirmelo da sola) che non hanno tanto da invidiare a certi presunti editing visti in giro e svolti da persone che, a mio avviso, sopravvalutano le proprie competenze. Non credo che mettere le mani nei testi altrui sia la mia strada, non è una cosa a cui per adesso ambisco (anche se in passato persone capaci si sono offerte di insegnarmi il mestiere), ma qualche volta per fare un favore a degli amici è piacevole e aiuta a imparare cose nuove.
Il campo nel quale ho dato una bella sterzata rispetto all’anno precedente è quello delle letture: quasi quintuplicate! Per l’esattezza sono passata da 11 a 52 libri, ripartiti in misura abbastanza equa tra mattoni, vie di mezzo e sottilette. Ho letto per la prima volta romanzi di autori che puntavo da tempo: Stephen King (mai avuto il coraggio prima, sempre troppa paura di non dormirci la notte), Brandon Sanderson, Ursula LeGuin e Robin Hobb.
Poi qualcosa di saggistico-divulgativo (il social-expert Marco Montemagno e i medici Roberto Burioni e Alberto Mantovani), due amiche i cui scritti sono davvero niente male (Amneris Di Cesare con Nient’altro che amare e Laura Costantini con il primo volume del Diario Vittoriano), un’autrice spaventosamente brava (Francesca Melandri con Eva dorme), una rivista in vecchio stile pulp che merita attenzione (Lost Tales) e due libri in lingua originale che mi hanno lasciata a bocca aperta: The Collected Works of A.J. Fikry di Gabrielle Zevin (di cui ti avevo parlato in questo post un paio di mesi fa) e Sky in the Deep di Adrienne Young (di cui parlerò verso fine anno quando avrò letto anche il seguito). E un sacco di altra roba, ma quelli che ho elencato sono stati i più graditi.
Per il 2019, vorrei continuare dritta come un ariete su questa linea, e in particolare ho in programma di: finire la Trilogia dell’Assassino di Robin Hobb, leggere tutto Harry Potter di J.K. Rowling (ebbene sì, mai letto fino ad ora), poi almeno un altro libro di Stephen King, un altro di Francesca Melandri e un altro di Brandon Sanderson, almeno un paio di vincitori di premi letterari (italiani o stranieri), almeno un romanzo russo e uno americano di quelli importanti, qualche altro testo in lingua originale e soprattutto più saggistica, che mi aiuta sempre ad aprire lo sguardo su tante parti di mondo. Lo diceva anche Tolkien: “La fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla ragione, né smussa l’appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà”.