5 suggerimenti di auto-editing

12-10-2015-BDa quando ho deciso di prendere sul serio il desiderio di scrittura che mi mordeva i polpacci, mi sono resa conto che il mio modo di scrivere risentiva del lavoro che svolgevo da anni: l’adattamento di dialoghi per serie di animazione.

Mi sono infatti resa conto di aver preso due pessime abitudini.

Primo: allungare il brodo con avverbi, rafforzativi, verbi modali. Infatti, adattando il copione di un cartone animato, a volte le battute vanno allungate perché il personaggio muove le labbra a lungo ed è necessario che la recitazione della battuta, da parte del doppiatore, termini esattamente quando termina il labiale del personaggio. Via libera quindi a tutte quelle parole che, cambiando poco o niente il significato della frase, permettono di allungarla.

Secondo: usare la punteggiatura anche e soprattutto come indicatore di pause e intenzioni, più che come elemento grammaticale. Giusto e doveroso quando il risultato finale è un copione destinato a una sala di doppiaggio; sbagliato e gratuito nel caso di un normale brano di prosa (tranne alcune eccezioni).

12-10-2015-CCi sono voluti quattro anni di corso di scrittura per iniziare, dico iniziare, a risolvere il primo problema. E un editing pesantuccio su un mio racconto per rendermi conto del secondo. Così ho iniziato a segnarmi gli errori in cui incappo più facilmente. Se riesco a eliminarne almeno una parte per conto mio, quindi in fase di auto-editing, è tutto stress in meno per le povere beta-reader e per eventuali editor.

Ecco i primi accorgimenti che adotto regolarmente.

  1. Leggere ad alta voce. È il modo più efficace per individuare ripetizioni, rime involontarie e allitterazioni.
  2. Verificare ogni occorrenza di verbi modali (volere, dovere, potere). A volte si possono eliminare e la frase non ne risente – o ne risente in meglio.
    Ad esempio: Non avrebbe mai potuto fargli del male.
    Meglio: Non gli avrebbe mai fatto del male.
  3. Verificare l’uso dei gerundi. In molti casi, si può riformulare la frase spezzandola e tirando fuori due frasi con i verbi all’indicativo.
    Ad esempio: Alexis percorse il corridoio camminando a passo svelto e tenendo le orecchie dritte.
    Meglio: Alexis percorse il corridoio. Camminava a passo svelto e teneva le orecchie dritte.
  4. Verificare l’uso della particella “che”. Troppe proposizioni relative sono pesanti, meglio eliminarne qualcuna qua e là.
    Ad esempio: Alexis percorse il corridoio, che era illuminato da torce appese alle pareti.
    Meglio: Alexis percorse il corridoio, illuminato da torce appese alle pareti.
  5. Verificare l’uso degli avverbi (soprattutto quelli che terminano in “…mente”). Spesso non servono a nulla.
    Ad esempio: Era molto ambizioso. Che ce ne facciamo di quel “molto”? Era ambizioso, punto.

Anche tu fai qualcosa del genere nel tuo auto-editing? Quali sono i tuoi punti deboli più frequenti?

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