Letture di Giugno 2019
Questo mese ho finito di leggere quattro libri.
War Horse di Michael Morpurgo (traduzione di Claudia Manzolelli), illustrazioni di Rae Smith, ed. Rizzoli. Molto interessante, soprattutto se paragonato con l’omonimo film diretto da Spielberg. Lo avevo in mente da quando avevo letto le recensioni sulla prodigiosa versione teatrale e un giorno me lo sono trovato sotto il naso in libreria, in un’edizione recente che, dal punto di vista cartotecnico, non poteva non intrigarmi: copertina rigida, sovracoperta, illustrazioni in bianco e nero… però sono fiera di me, ho resistito almeno dieci secondi prima di tuffarmici. E sono contenta di averlo finalmente letto, ci scriverò un post fra qualche giorno.
Il seggio vacante di J.K. Rowling (traduzione di Silvia Piraccini), ed. Salani. Devo ancora capire se mi è piaciuto oppure no. La prima parte andava un po’ a rilento ma credo sia normale: la Rowling ha bisogno di introdurre tutti i personaggi (che sono davvero tanti) e il lettore ha bisogno di orientarcisi. Poi le incursioni dei ragazzi sulle vite degli adulti imprimono una sterzata al ritmo, gli eventi si fanno più vivaci e ravvicinati, in più vengono buttati là due o tre indizi che suggeriscono un certo legame fra due dei personaggi più importanti. Però, sul finale, questi indizi non servono più a nulla (forse il lettore deve accontentarsi di quel che può aver dedotto da solo e rimanere con il dubbio?) e la storia prende una piega tragica, coerente con le premesse ma secondo me poco funzionale a tutto quel po’ po’ di roba che era stato messo sul piatto in precedenza. Non so, qualcosa mi stona. La lettura era scorrevole, gli spunti numerosi, i personaggi ben costruiti, ma la trama qua e là si è sfilacciata. Sarei curiosa di vedere la miniserie in tre puntate che ne è stata tratta, per verificare come hanno gestito la sceneggiatura.
Un dettaglio che ho molto apprezzato è il fatto che l’unico personaggio del tutto negativo e spregevole, in un mondo fatto di ombre ma anche luci, sia anche il solo a non essere toccato nemmeno lontanamente dagli eventi finali: come a dire che, a volte, chi è più scaltro e privo di scrupoli riesce a cavarsela, e non c’è spazio per la giustizia o per il lieto fine. Piccole “stoccate” come questa mi piacciono.
Il viaggio dell’assassino di Robin Hobb (traduzione di Paola Bruna Cartoceti), ed. Fanucci. È il terzo e ultimo volume della Trilogia dei Lungavista, più lungo dei precedenti che già erano notevoli. L’ho trovato interessante e solido, una prosa un po’ lenta ma una storia di concretezza e credibilità. Ho scritto qualcosa di più esteso in questo post.
Ci vediamo su FB di Lavinia Brilli, self-published. Non leggevo un chick-lit da tempo, ma durante l’estate dovrò revisionare quello che ho scritto io (sperando poi di trovargli casa) e allora ho pensato di rientrare un po’ nel mood giusto. Questo romanzo è gradevole e punta il dito sulle fissazioni legate ai social e al desiderio di apparire. Prosa non sempre scorrevolissima, ogni tanto un po’ legnosa, ma qualche sorriso me l’ha strappato: ai chick-lit non chiedo altro.