La Sacra Trimurti
Il termine “Sacra Trimurti” l’ho imparato sulle pagine di Salgari, quelle dei suoi romanzi ambientati in India, e su qualche libro di leggende indiane estrapolate dal poema epico del Mahābhārata. Roba seria, insomma.
Invece, di recente uso questo termine per indicare questo trio di ridicoli patati (vocabolo tecnico-zoologico riservato ai cultori della materia) che influenzano spudoratamente non solo la mia vita quotidiana, ma anche la vita scrittevole. Ormai è un meccanismo automatico e acquisito: butto giù un romanzo per un concorso, ci metto dentro uno dei miei cani. Scrivo un esercizio per il corso di scrittura che sto frequentando, ce ne metto dentro due. Penso a una trama per un racconto a tema, che so, “viaggi nello spazio-tempo siderale” e immagino i miei pelosi in tuta da astronauta, dotata di buco in corrispondenza della coda.
Se non sono proprio loro, sono altri cani. Piccoli, grandi, in salute, malaticci, teneri, aggressivi, a pelo lungo, a pelo corto. Non sono poche le occasioni in cui mi metto alla ricerca di un’idea e la declino in chiave canina. Dopotutto, anche all’inizio delle ricerche per The Silent Force (che è sempre in lavorazione, non dubitare), uno dei miei personaggi più amati, il lupo arcano di nome Montag (il co-protagonista della storia che puoi trovare in questo volume collettivo), arriva dritto dritto da questo bestione di nome Ares:
Tutto questo per dire cosa? Che, riflettendo sulla mia ossessione per i pelosi, mi sono resa conto di aver sempre fatto fatica a immaginare dei contesti, soprattutto fantasy, in cui non compaiano i quattrozampe. Nei secoli, l’uomo si è servito dei cani per le mansioni più varie, trovo naturale che debbano apparire nelle storie, almeno in qualità di comparse o comprimari. Certo, in determinati contesti il cane era poco più di una bestia da lavoro: pastore, guardiano, cacciatore. Tuttora ci sono zone rurali in cui, terminata la fase della sua vita in cui può essere utile, il cane viene soppresso o abbandonato. In tempi antichi, o in ambientazioni fantasy che i contesti antichi li richiamano, non credo fossero molti i casi in cui si potesse parlare di veri e propri animali da affezione; se non altro perché non erano molti coloro che potevano permetterselo, un animale domestico da mantenere e accudire. Ma la presenza di quadrupedi nei villaggi, nelle case, nelle campagne, nei manieri… quella riesco a immaginarla con facilità.
Ad esempio, questo bestiolino si chiama Kawi ed è il cane di Narya, un personaggio importante di The Silent Force. Quanto alla Sacra Trimurti che vegeta sul mio divano, Harry (detto “il salame”) è già il protagonista indiscusso di “Fluffy”, racconto incluso in questa antologia, mentre Aris (detta “l’angelo”) e Tricky (detta “il sorcio”) avranno anche loro, prima o poi, la loro ribalta.