Il canto della creazione – Soundtrack 1
Ho sempre trovato incredibilmente suggestiva ed emozionante la sequenza iniziale del Silmarillion, in cui Tolkien espone la sua versione della cosmogonia e la lega ad un vero e proprio canto della creazione, nato dalla mente e dalle voci di Dio e dei suoi Angeli e Arcangeli (lo so, è una definizione approssimativa, ma giusto per capirci):
Ilùvatar convocò tutti gli Ainur ed espose loro un possente tema, svelando cose più grandi e più magnifiche di quante ne avesse fino a quel momento rivelate; e la gloria dell’inizio e lo splendore della conclusione lasciarono stupiti gli Ainur, sì che si inchinarono davanti a Ilùvatar e stettero in silenzio.
Allora Ilùvatar disse: “Del tema che vi ho esposto, io voglio che voi adesso facciate, in congiunta armonia, una Grande Musica, E poiché vi ho accesi della Fiamma Imperitura, voi esibirete i vostri poteri nell’adornare il tema stesso, ciascuno con i propri pensieri e artifici, dove lo desideri. Io invece siederò in ascolto, contento del fatto che tramite vostro una grande bellezza sia ridesta in canto”.
Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi, conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel Vuoto, ed esso non era vacuo.
[…]
Poi Ilùvatar parlò e disse: “Potenti sono gli Ainur, e potentissimo tra loro è Melkor, ma questo egli deve sapere, e con lui tutti gli Ainur, che io sono Ilùvatar, e le cose che avete cantato io le esibirò sì che voi vediate ciò che avete fatto.”
[…]
Giunti che furono nel Vuoto, così Ilùvatar parlò: “Guardate la vostra Musica!”. Ed egli mostrò loro una visione, conferendo agli Ainur vista là dove prima era solo udito; ed essi scorsero un nuovo Mondo reso visibile al loro cospetto, e il Mondo era sferico in mezzo al Vuoto, e in esso sospeso, ma non ne era parte. E mentre guardavano e si meravigliavano, quel Mondo prese a svolgere la propria vicenda, e sembrò loro che vivesse e crescesse.
Se mai un giorno qualcuno dovesse realizzare un film o un’opera teatrale tratta dal Silmarillion, sarei proprio curiosa di sentire come potrebbero comporre il canto della creazione. Il punto è che, quando mi trovo davanti a uno schermo o un palcoscenico, le colonne sonore attirano sempre la mia attenzione. Non solo quelle che si limitano ad accompagnare l’azione, ma anche e soprattutto quelle la cui presenza è giustificata, almeno in parte, proprio all’interno della storia narrata.
Ad esempio questo brano, nel terzo film del Signore degli Anelli (tanto per rimanere in ambiente tolkieniano):
Ma anche questo da Hunger Games, se vogliamo passare dal fantasy classico all’urban fantasy:
E poi, vabbè, poi ci sono i musical. Probabilmente, insieme ai fumetti, il medium che conosco meglio: in fondo lo pseudonimo “Velma” non è un caso (no, NON c’entra con la secchiona occhialuta di Scooby Doo!).
Nella maggior parte dei casi, i brani dei musical hanno la funzione di una colonna sonora “esterna”, cioè che viene rappresentata nell’opera ma secondo un doppio patto (fra opera e pubblico) di sospensione dell’incredulità. Uno è il solito, quello per cui si segue una storia lasciandosi trasportare dalle vicende e accettandone anche gli aspetti meno verosimili (purché messi in scena in modo coerente); l’altro si colloca a un livello superiore ed è quello per cui si accetta che gran parte degli eventi e dei sentimenti vengano presentati sotto forma non di normale recitazione, ma di un misto fra recitazione, canto e danza. Insomma: l’interprete, per farci capire le emozioni del personaggio, le canta e/o le balla.
Questo nonostante, a volte, il musical sia ambientato in un setting che giustifica, dal punto di vista narrativo, la presenza di canto e danza almeno in una parte dei numeri musicali. Qualche esempio: A Chorus Line (un gruppo di performer teatrali affronta le audizioni per uno spettacolo), Hairspray (una torma di adolescenti partecipa a uno show televisivo), Dirty Dancing (un ballerino lavora in un villaggio vacanze), Il fantasma dell’opera (le performance teatrali all’Opera di Parigi vengono sabotate da un misterioso individuo che abita nei sotterranei nel teatro), Fame – Saranno Famosi (gli studenti di una scuola di arti drammatiche si esibiscono per preparare esami e saggi di fine anno). In questi casi, su di me la colonna sonora ha un effetto ancora più intenso, perché non è più musica di sottofondo ma parte integrante della vita di quei personaggi e degli eventi a cui hanno dato vita.
Morale della storia, non c’è capitolo di The Silent Force e non c’è racconto, uscito dalla tastiera del mio PC, che non sia nato da un ascolto matto e disperatissimo di brani musicali – classici e moderni, vocali e strumentali, pop, metal, country, sinfonici. Qualsiasi cosa, cantata in qualunque modo e da chiunque, purché mi metta nello stato d’animo giusto. Con le dovute proporzioni, è anche questo un canto della creazione, no?
Tanto per dire: mentre scrivevo “Regina” (che, vi ricordo, potete scaricare gratuitamente da questa pagina del sito), ascoltavo The Band Perry a palla, in particolare questo brano. Se volete provare…